Barolo (CN)
Tipologia: Ampliamento
Area: 1.472 mq
Realizzazione: giugno 2004
Immagini: Fiorenzo Calosso, Pepe Fotografia
A Barolo si schiude un evento per la vite che, cresciuta sulle basse colline delle Langhe, sazia di luce e di sole, dona l’uva, “canto della terra”. Sotto una verde coltre, morbida come i paesaggi circostanti, in un’oscurità misteriosa, nasce una nuova segreta architettura. In uno strato di terra che sta tra il cielo e i vigneti, questa nuova cantina prende forma seguendo i percorsi naturali della metamorfosi che porta l’uva a trasformarsi in vino brillante.
Il progetto si inserisce al fondo di una piccola valle, concluso tra una strada vicinale ed il piccolo Rio della Fava a Barolo. L’attenta ricerca ed attenzione nei confronti delle colline circostanti ha suggerito un volume completamente coperto di terreno inerbito, con l’impostazione del piano generale dell’edificio a quota m -5,50 circa sotto il livello della esistente Cascina Adelaide. Il nuovo e silenzioso volume si avvicina al paese Barolo con riservatezza e con la forza di un’architettura nuova e contemporanea. La copertura verde, allontanandosi dal fabbricato esistente, scende fino a terra, raccordando morbidamente il nuovo volume con il piano di campagna esistente, creando una piccola aia ad arco intagliata nella collina: con questa distribuzione, il volume si estende verso valle come tutte le innumerevoli dorsali delle colline delle Langhe. E’ un edificio che aggiunge una nuova piccola dorsale alle altre colline, tra le quali si inserisce un paesaggio rigato dai filari preziosi di viti, senza mutare l’ambiente ed arricchendolo di valori “dentro” mediante la metamorfosi essenziale dell’uva in vino.
L’edificio ipogeo propone una dorsale allungata ed affusolata, totalmente interrato con una copertura composta da impermeabilizzazione poliolefinica con sovrastante manto di terra vegetale dello spessore minimo di 40 cm, oltre ai diversi strati drenanti, isolanti, protettivi. L’ultimo strato di terreno vegetatale è inerbito con sistemi speciali stabilizzati e raccordato con il terreno limitrofo verso il piccolo rio in modo da definire e riordinare con morbide modellazioni di raccordo la copertura della cantina, adagiandosi lungo il rio senza sfiorarne i cigli che rimangono naturalmente verdi. La lievitazione della piccola dorsale provoca uno squarcio di terra che, sollevandosi, apre sul lato ovest, lungo la strada, una grande spaccatura dai bordi frammentati della terra che si solleva, lasciando visibile il portico di ingresso ed il cortiletto circolare. Questo elemento cattura l’attenzione di chi perviene da valle presentando una parete trasparente ove si aprono gli accessi degli operatori, delle merci da trasformare e trasformate, dei mezzi meccanici. Il percorso prosegue verso il ventre dell’edificio ove avviene la trasformazione dell’uva in vino, per ri-uscire dallo stesso portico ove prima ha trovato l’accesso. “La fermentazione e la trasformazione del frutto ha provocato la lievitazione del terreno di copertura” incidendo nel paesaggio così partecipato. Unica emergenza del complesso nasce da una tasca aperta ad arco verso la collina, in diretta ammirazione della terra da cui nasce il frutto prezioso della vite. E’ il luogo della degustazione e di rappresentanza. La sala, accessibile dal piano generale dell’aia della preesistente Cascina Adelaide, si affaccia attraverso grandi superfici vetrate sulla collina di fronte e sulle sottostanti sale di invecchiamento e di vinificazione e imbottigliamento.
La struttura portante è ricoperta da terreno vegetale, mantenuto vivo con un sistema particolare di irrigazione automatica che assicura un completo manto sempreverde. Il sistema prevede, a soli 30 cm di profondità, piani continui di contenitori d’acqua che, evaporando, forniscono acqua all’apparato radicale del tappeto erboso, stabilizzando, nel contempo, la temperatura interna dell’edificio. Le campate della struttura (maglia m 8,00×8,00) sono munite di aperture a bocca di lupo che affiorano nel manto erboso soprastante per aprire una corrente d’aria controllata in ognuna di esse. La coda dell’edificio ipogeo riduce l’altezza interna iniziale (5,5 m) fino a 2 m, ove sono contenuti i locali di servizio.