L’archistar scende in cantina – Una mostra su architettura e grandi etichette in occasione della kermesse «Vinum»
17 Aprile, 2010 Leave your thoughts“Dalla cantina del nonno alle cattedrali del vino firmate da Renzo Piano e Frank Gehry. Si può raccontare la storia della viti-vinicoltura italiana attraverso l’evoluzione dell’architettura in cantina? Si può dire qualcosa sui mutamenti dei costumi e dei paesaggi agricoli, seguendo una linea che dagli «infernot», scavati nel tufo, portano fino a Petra, l’avveniristica struttura progettata da Mario Botta nella toscana Suvereto?
Un tempo, sulle colline del vino, c’erano soprattutto case in linea come quelle che disegnano i bambini, e cascine «a elle» con i portici del fienile, le volte, le facciate di pietra e intonacate, qualche loggiato e nessun decoro. Luigi Einaudi le definiva «cascine dei particolari»: abitazioni sparse, avvolte dalla nebbia d’autunno e infuocate dal sole d’estate, dove il lavoro era fatica e impegno, su e giù per campi e vigneti.
In Langa, come in tante altre aree vitivinicole d’Italia, è stato così per secoli fino al dopoguerra. Poi, con il vino, sono arrivati i primi soldi e le prime trasformazioni. (…) Infine, con la ricchezza, molti contadini si sono trasformati in imprenditori e hanno iniziato ad affidare le loro cantine nelle mani degli architetti. Che hanno progettato per rendere più funzionale il lavoro, più accogliente l’ospitalità, o anche solo per stupire.
A testimoniare questa evoluzione è la mostra «L’architettura del vino» che sarà inaugurata oggi ad Alba (chiesa di san Domenico), dando il via a «Vinum», la grande kermesse dedicata agli enoturisti.
(…)Una panoramica ampia di esempi anche molto diversi tra loro per spazi, tipologia, localizzazione, soluzioni formali: dalla piccola cantina tradizionale a quella di grandi dimensioni e logiche produttive più industrializzate, dalla cantina storica a quella moderna pensata come segno architettonico contemporaneo, dal restyling formale di edifici esistenti, all’accostamento e al dialogo tra «vecchio» e «nuovo».
Ecco allora il Cubo inclinato e trasparente, con il quale i fratelli Ceretto hanno segnato il territorio di Castiglione Falletto, e l’erba sul tetto, con la quale Cascina Adelaide (studio ARCHICURA) e Cantina Ratti si sono mimetizzate a Barolo e La Morra. La mostra racconta come l’antica Pio Cesare, nel centro storico di Alba, sia riuscita a crescere conservando tra le botti pezzi di mura romane e medievali e come, invece, in Spagna la Marques de Riscal abbia deciso di affidare la sua cittadella del vino a un’archistar visionaria come Frank Gehry. Ma anche come un brutto capannone lungo la strada sia potuto diventare un luogo accogliente e a basso impatto grazie all’uso di materiali decorativi e alberi.”
(estratto da La Stampa, 16 aprile 2010, Roberto Fiori, Alba)
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